Recensione di Guamàn Allende
11 giugno 2012 alle ore 3.31
Carissima
Kenia, ogni volta che mi hanno chiesto di fare una prefazione oppure
una recensione, io battezzo gli autori, dopo avere letto il suo
bellissimo e gradito libro, a Lei la chiamerò con stima e rispetto “La Poetessa che ama vivere e non lasciarsi vivere”. Spero di avere fatto un’analisi alle sue aspettative, può utilizzare di quest’analisi quanto Lei ritenga utile. Gocce di memoria, di Kenia Cedeño, Poesie, 2012
Recensione di Guamán Allende.
Creare poesia è come scavare nella memoria per estrarre diamanti e smeraldi dal fondo di noi stessi.
La poetessa Kenia Cedeño ci riesce e ci propone la poesia come atto di fede nella vita: i suoi ricordi, le memorie dei momenti belli o tristi della sua vita sono esposti con la stessa intensità, con lo stesso amore profondo per l’esistente, per il valore sublime e umano che ogni individuo può straordinariamente donare agli altri. Espone i suoi sentimenti di amore verso la famiglia e con un cuore sincero vi si offre, consapevole che ogni tappa dell’essere è uno scalino verso Dio, da cui originiamo, verso il mondo, verso gli altri.
Una poesia semplice e schietta, quella dell’autrice che non ha bisogno di sovrastrutture complesse frasi per farsi intendere in tutta la sua calda e viva emozione: quasi un inno di gioia alla vita che sa elargire ricchi doni, ma anche togliere a volte, strapparci i sogni, deludere il cuore.
La poetessa, in un clima di amore e di sentimenti puri ama il canto semplice e chiaro, quello che origina dalle suggestioni ed emozioni, un linguaggio che ama vivere e non lasciarsi vivere. Vi sono delle bellissime “immagini”, in questo libro, all’apparenza semplice, ma carica di significati interiori, di gioie sottili e profonde verso il marito, la famiglia, le amicizie. I toni pacati e sinceri fanno intuire un profondo rispetto per la vita e tutto ciò che non è compromesso: disordine, menzogna, inganno sono fattori del quotidiano vivere che necessitano di una bonifica umana, di una rinascita dell’individuo.
La sua anima è candida quando dice: “ se io potessi/ affogherei nel tuo dolore/ farei mio il tuo pianto/ se io potessi lo farei”. (pag. 36, “Se...”)
Con semplice ed elementari parole la poetessa guarda al di là di se stessa, cercando di penetrare nei meandri scuri e tristi del quotidiano.
Lo fa portando con sé il coraggio, la comprensione, la speranza nel futuro, ma anche con amore, dedizione, collaborazione per il suo prossimo. Riempiono queste pagine di poesie l’umana coscienza votata al bene dell’umanità e un’attitudine a mostrarsi per quello che è: una donna piena di sogni da realizzare, una portatrice d’acqua nel deserto infinito delle passioni.
In una poesia, a mio giudizio molto significativa, la poetessa indaga sulle reali condizioni del nostro pianeta: “Sterile e arida, secca/ le tue colline più non brillano/ per la tua mano uomo/ il verde prato più non fiorisce/ stai distruggendo tutto ciò che hai creato.” (pag. 25, Terra).
Inoltre affronta la tematica del “diverso” ma diverso da chi? si chiede la poetessa? :”Tu mi chiami diverso/ non capisco il perché/ il mio viso uguale al tuo/.../ Non conosco il diverso, / mi faccio capire/ ma non riesci proprio/ a oltrepassare il confine.” E per confine, sono certo intenda quel sottile, labile filo che tiene unito il mondo, l’umanità, la società multietnica, quando non è orientata alla xenofobia e all’odio per i diversi, i clandestini. E conclude la poetessa con un atto di fede: “ Serve fede quando aspetti/ che la mamma la sera torni/ con un sorriso dolce per te/.../ serve fede per non vergognarti/ degli errori altrui, /che ti fanno crescere tra traumi e lacrime. “ una poesia densa di significati, un testo in cui è possibile apprezzare la purezza dei sentimenti ed elevarli a Dio in un pensiero eterno, come eterno è il motivo che porta in sè la voce del poeta, misteriosa trasgressione in un mondo di dolore, di solitudine e di affanni. Ma la vita va affrontata con coraggio e sembra dirlo con enfasi e lealtà il canto sereno di Kenia Cedeño “la Poetessa che ama vivere e non lasciarsi vivere”, soprattutto nel testo: Fantastica Poesia.